Maria Speranza è una piccola barca di legno di serie, come ancora se ne riuscivano a costruire nei primi anni 60, prima che l’avvento della vetroresina rendesse non competitive economicamente tutte le barche in legno.
Ma, fino all’avvento delle fibre non convenzionali, i regatanti hanno sempre prediletto il legno, magari lamellare per contenere i pesi. La serie di cui Maria Speranza fa parte è l’Aliseo, una barca tutta italiana, stazzabile III classe RORC.
Mauro Mancini, grande giornalista e navigatore, su una rivista nautica del 1964 la descrive, la prova in mare e intervista il giovane e entusiasta Merani, progettista e costruttore, figlio dei noti e seri costruttori. Merani cercò con questa piccola barca di vincere la guerra contro la vetroresina, mettendola sul mercato a prezzi competitivi, ma usando i migliori materiali e attrezzature – racconta Mancini, meravigliato della sua capacità di contenimento. Costava 4 milioni di lire alla boa, poco anche allora per un terza classe RORC.
“L’Aliseo ha una bella linea, naviga bene, penetra nel vento – dice Mancini che la provò con grecale teso sottocosta e raffiche a oltre 30 nodi – non insacca nel maroso, ma ci scivola sopra rimontando”. Ma perché – si domandava ironicamente Mancini – Merani non ha firmato il progetto con un bel nome inglese inventato al posto del suo? Così le barche si vendono molto meglio!