Il famoso cantiere Abeking & Rasmussen nel 1951 varò i primi tre esemplari di una serie di sei barche espressamente disegnate per regatare nella categoria 11 metri KR, una classe tedesca da regata crociera. Il primo 11 metri KR fu il Flubin, del celebre yachtman tedesco Hans Otto Schjimann che, oltre ad aver vinto numerose regate nel Baltico e Mare del Nord, vanta una vittoria all’Admirals Cup.
Kòenigin, la terza della serie con il numero di cantiere 4658, fu commissionata da Herr Leffler di Amburgo. Lo scafo venne realizzato in fasciame di Pino dell’Oregon su ordinate di acacia per l’opera viva, e Mogano dell’Honduras sopra il galleggiamento, mentre la ferramenta fu realizzata in acciaio zincato/cromato. Gli elegantissimi interni sono in mogano dell’Honduras e le pannellature del quadrato presentano degli intarsi in stile anni Trenta, raffiguranti le classiche attività marinare.
Nel 1960 la barca fu acquistata da Giangiacomo Feltrinelli, Il controverso editore milanese, a cui si deve la pubblicazione di successi letterari come il Dottor Zivago o Il Gattopardo. Kòenigin, fu rinominata Eskimosa e venne trasferita dallo storico marinaio Biagio Sabatini da Amburgo a Porto Ercole. L’anno successivo Eskimosa con Feltrinelli, la moglie ed il piccolo figlio navigò nuovamente a Nord costeggiando tutta la Norvegia e la Svezia, per poi rientrare in Mediterraneo e alla volta di Porto Ercole. Nelle estati seguenti con il figlio piccolo Carlo, la moglie e l’inseparabile marinaio, l’editore salpava per crociere dalla Sardegna fino al Mare Egeo.
Nell’autunno del 1970, Feltrinelli diede mandato ai suoi avvocati di vendere lo yawl. L’editore milanese sarebbe morto il 14 febbraio del 1972 in un’esplosione, mentre cercava di minare un traliccio dell’alta tensione a Segrate nei pressi di Milano. Così Mario Pirri, che solo qualche mese prima si era visto negare la possibilità di acquistare la barca, nel settembre del 1970, se la aggiudicò.
Lo yawl venne ribattezzato Aleph. Pirri, innamorato esteta e giovane navigatore, iniziò a portare Aleph in solitario e dopo una crociera di collaudo fino a Malta, nel 1972 attraversò l’Atlantico, senza avvertire nessuno, e portò l’Aleph in Martinica. Nel ’75 e nel ’76 ripeté la traversata, che fu l’ultima compiuta con l’Aleph. Sempre nel 1976, Pirri divenne l’armatore di un altro splendido yawl progettato da William Fife III, il Latifa. Da allora l’Aleph, a parte un breve periodo in mare nel 1985, è rimasta perfettamente restaurata e custodita in capannone fino alla cessione all’attuale proprietà.
Dopo il periodo di intensa navigazione sotto la proprietà dell’architetto Mario Pirri, l’imbarcazione è passata ai nuovi attuali proprietari, una famiglia italiana di appassionati velisti. Fin dai tempi in cui Pirri se ne prese cura, la barca è stata sempre ed è tutt’ora tenuta sotto l’attenta custodia dei Cantieri Navali di La Spezia, ove ogni anno viene sottoposta ad accurate manutenzioni ordinarie e straordinarie. Tra esse possono annoverarsi la verniciatura dello scafo e della sovrastruttura, entrambi in mogano dell’Honduras (nel 2024 l’ultimo intervento di manutenzione straordinaria con rifacimento completo del ciclo a partire dal legno grezzo), la verniciatura degli alberi in Douglas, il rifacimento della linea di bellezza in foglia d’oro zecchino, il ripristino dei madieri a poppa, alcune modifiche interne (frigorifero, cucina, cabina armatoriale), la sostituzione del motore, l’installazione di impianto satellitare e AIS, il risanamento delle sentine, la sostituzione degli accessori in acciaio inox e la sostituzione delle vele. Oggi Aleph naviga sulle acque del Mediterraneo insieme ai suoi appassionati armatori.