“Magari!”… Così rispondeva ai suoi amici Charles Holland, inglesissimo gentiluomo e yachtman, residente in Italia, quando gli chiedevano se avrebbe finalmente realizzato il suo sogno di sempre, quello di possedere una barca a vela. Quegli amici erano argentini e perciò, in quelle conversazioni, il “magari” era “ojalà”. Ed è così che, a sogno realizzato, si sono chiamate le sue barche.
Ojalà II, è un elegante One Tonner, disegnato nel 1972 da Sparkman & Stephens e costruito nel 1973 in alluminio, in Olanda, dal Cantiere Royal Huisman. Il suo primo obiettivo è disputare la One Ton Cup, che in quell’anno si correva in Sardegna. Varata la barca in Olanda, dopo una settimana Charles Holland intraprende il lungo trasferimento, ma passando lungo le coste dell’Inghilterra realizza che sta per partire il Fastnet: in un appassionante fuori programma organizza un equipaggio con degli amici inglesi e partecipa all’edizione ’73 della mitica regata! Malgrado le capacità sue e del suo ottimo equipaggio, in Sardegna Mr. Holland nulla può contro la maestria del vincitore, l’Ammiraglio Straulino su Ydra, e contro la grande innovazione di Ganbare di Doug Peterson, ex allievo dello studio S&S, che proprio in quell’anno e in quella occasione, si è affacciata sulla scena internazionale dello yachting sportivo.
Ojalà, in un certo senso, rappresenta uno degli ultimi disegni di purosangue IOR classico, prima della grande rivoluzione impressa da Peterson, sulle forme e sui pesi. Da sempre della famiglia Holland, non ha mai smesso di navigare e la figlia del grande Charles, Susan, è oggi la sua felice e generosa armatrice.
Ha effettuato due volte la traversata atlantica, l’andata nel 1977 lungo gli alisei, ed il ritorno, nel 1978, sulla rotta ortodromica.
Nei suoi primi 50 anni di vita, non c’è porto o rada del Mediterraneo in cui non abbia gettato la sua ancora.
Nel 2008, dopo un lungo periodo dedicato alle crociere, Ojalà II entra nel Cantiere di Massimo Pezzini a Viareggio, specializzato nella costruzione e nel refitting di barche classiche, dove effettua i lavori di rifacimento della coperta di teak ed un generale lavoro di refitting degli interni e delle attrezzature, e lo scafo è stato tirato a lucido. Grande attenzione a leggerezza e robustezza della struttura e alle caratteristiche di stabilità proprie del progetto di Stephens hanno guidato i lavori, nel rispetto del concetto di restauro conservativo e non di trasformazione.
Al termine del refitting, nel 2010 Ojalà II, con un gioco di vele nuove, rigorosamente in Dacron, ha ripreso la sua attività sportiva, allungando il suo già importante palmarès. Partecipa ogni anno ai principali appuntamenti del Mediterraneo, sia in ambiente ORC, tra le barche odierne, che in ambiente CIM, nelle classifiche delle Barche Classiche e delle Barche IOR. Socia VSV, è sempre presente agli eventi dell’associazione.
Ojalà percorre, mediamente, dalle 3.000 alle 5.000 miglia all’anno. A bordo, solo amici. Sono tanti, tra quelli della prima ora, quelli più recenti, e quelli della “sezione primavera”, composta da figli e amici dei figli. Si avvicendano a bordo, nei numerosi eventi, accomunati dalla stessa filosofia di navigazione, fatta di bravura e di fair play, le componenti principali che fanno di Ojalà una “barca felice”.