Ilda fu costruita a Recco nel 1945 e varata nel 1946 col nome di Ciumbin dall’allora proprietario del cantiere, Mario Traverso della Ligure di Carpenteria. La barca fu commissionata dall’amico Paolo Dufour e, nello stesso anno, prese il mare come Gabriella, la barca gemella di Traverso che negli anni 60 fu ribattezzata Oreade dal nuovo armatore. Dopo la morte di quest’ultimo la barca fu abbandonata dagli eredi a Porto Santo Stefano e demolita negli anni ’90.
Lo scafo è realizzato con fasciame e ordinate in pitch pine e il ponte in teak. La poppa è ispirata ai modelli disegnati da Colin Archer e presenta un timone a barra esterno, incernierato sul dritto, che continua fino alla chiglia. Il pescaggio è di 2 m per un dislocamento di 14 tonnellate. In origine, l’albero e il boma erano in legno di douglas.
Successivamente, il cantiere varò anche San Raffaele, una terza gemella ritrovata agli inizi degli anni 80 a Maddalena, con il nome di Fat El Bar. L’armo era quello classico del cutter, con fiocco, trinchetta e un corto bompresso, e la tuga era dotata di due osteriggi: uno più grande per l’ingresso sotto coperta e uno più piccolo a prua dell’albero.
Negli anni 50 Dufour vendette la barca a Giancristoforo Schiaffino, figlio di Hilda Piaggio. Schiaffino, padre di quattro figli (Giorgio, Elena, Franca e Ilda, la maggiore, unica a quanto pare che non soffrisse il mare), decise di cambiare il nome da Ciumbin in Ilda. Molto legato alla barca, apportò delle modifiche per renderla più abitabile e adatta a crociere con famiglia e amici, modifiche che ne definiscono l’aspetto attuale. Gli osteriggi furono sostituiti da un’unica tuga, costruita nella parte superiore in lamellare e rivestita con tela e vetroresina. Furono aggiunti candelieri per formare la battagliola e il pulpito di prua in acciaio, eliminato il bompresso, e l’armo fu trasformato in un sloop con randa e Genova. Anche gli interni in legno di mogano del quadrato e della cabina armatoriale subirono un restyling.
Nel 1964, dopo la morte di Schiaffino, Ilda passò di mano più volte fino a giungere, nel 1976, nelle mani di Giancarlo Cioni, imprenditore fiorentino, che l’acquistò per 7 milioni di lire. Grazie alle ricerche della famiglia, è stato possibile ricostruire una storia dettagliata dell’imbarcazione per merito di un amico di Recco che conosceva l’ultimo maestro d’ascia ancora in vita del cantiere, Angelo Rosaguta detto Gitto (1929-2022), il quale fornì alcuni documenti originali di Pietro Passalacqua, maestro d’ascia e capo cantiere della “Ligure di Carpenteria”. Questi documenti permisero di identificare l’ispirazione progettuale: due pagine della rivista americana Motor Boating degli anni30 riportavano i piani di una barca di 37 piedi e 6 pollici, con poppa a canoa, accompagnati da un disegno a china su lucido che riproduceva il progetto originale. Si ipotizza che Mario Traverso, per costruirsi una barca di medie dimensioni, che navigasse bene a vela e potesse essere manovrata con un equipaggio ridotto, abbia trovato in quella rivista il modello adatto alle sue esigenze, incaricando Passalacqua di realizzarla. Il progetto di Atkin fu così reinterpretato, mantenendo inalterate le linee e le dimensioni dello scafo, ma modificando l’armo a cutter anzichè a ketch come era il progetto originale.
William Atkin (1882-1962) ha realizzato oltre 800 progetti di barche, dai 10′ fino ai 46′, influenzato soprattutto dalle double-ender, barche con la prua simile alla poppa, ispirate agli scafi di Colin Archer.
I primi restauri di Ilda sono stati eseguiti nel 1977 dal Cantiere Romoli di Livorno, con rifacimento del calafato e gommatura del ponte in teak. Negli anni successivi sono stati sostituiti il vecchio pulpito di poppa in ferro (con uno nuovo in acciaio inox di design diverso), i verricelli e il doppio strallo è stato rimpiazzato da uno strallo cavo con rollafiocco. Nel 1982 è stato cambiato anche il vecchio motore.
Il restauro più approfondito è avvenuto nel 2003, ad opera del Cantiere Francesco Del Carlo di Viareggio. I maestri d’ascia hanno restituito a Ilda la sobrietà e l’eleganza delle sue linee originali, pur apportando aggiornamenti: il vecchio ponte in teak è stato completamente rimosso e sostituito, molti bagli sono stati sostituiti e due strati di compensato marino fissati per formare la base della nuova coperta in teak; il trincarino e la falchetta sono stati ricostruiti e le linee dei paraonde nel pozzetto leggermente modificate.
La modifica dell’armo a sloop che operò Schiaffino che non previde la sostituzione delle sartie per portarle fino in testa d’albero, ha causato un grave incidente durante le regate del Trofeo Accademia Navale e Città di Livorno a maggio del 2010. In un bordo di bolina con forte vento di scirocco, Ilda invelata con randa terzarolata ma con tutto genoa ha subito la rottura dell’albero proprio sotto le crocette alte, fortunatamente senza causare danni all’equipaggio. Gli armatori hanno quindi commissionato al Cantiere Francesco Del Carlo un nuovo albero e boma, realizzati con il miglior silver spruce dell’Alaska ed alla fine di giugno dello stesso anno, ha potuto tornare a navigare.
Il 2026 sarà per Ilda un anno speciale in quanto festeggerà gli 80 anni dal varo ed i 50 di appartenenza alla stessa famiglia.