Questo ketch aurico del 1926, il cui nome gaelico significa zingaro, in è arrivato in Italia con la moglie del suo primo armatore inglese, il Maggiore Bellairs, durante una delle crociere che la signora Bellairs, ormai vedova, usava intraprendere con il suo fedele equipaggio. Nel 1977 un velista romano la vede e se ne innamora e riesce a convincere l’armatrice a vendergliela, assicurandole che la barca sarebbe stata trattata con il massimo rispetto; il nuovo proprietario la custudisce con dedizione e la restaura mantenendo le caratteristiche di costruzione originali. Ma la proprietà è condivisa con altri tre soci che, non trovandosi d’accordo, la vendono. Dideci sarà poi rivenduta altre due volte, come attestato dalla sua licenza di navigazione.
L’attuale proprietario l’ha ritrovata presso i Cantieri Navali di La Spezia, in condizioni disastrose. Ma, malgrado le apparenze, si riuscivano a intravedere le caratteristiche di una robusta barca oceanica inglese. I precedenti proprietari avevano modificato alcune strutture interne e coperto le paratie originali con del compensato, ma soprattutto avevano stravolto il piano velico e il piano di coperta, trasformando Dideci in un motorsailer.
Il restauro, diretto dallo Studio Faggioni di La Spezia, è iniziato nel novembre 2003 si è protratto fino a luglio del 2005. Durante questo periodo la barca è stata svuotata completamente per verificarne lo stato delle strutture, risultate in buone condizioni. Sono stati ricostruiti la cala vele/cabina equipaggio – nella quale è stato installato un secondo wc e lavabo – il divano della dinette e sono state riportate le paratie al loro stato originale. Il pozzetto è stato integralmente ricostruito, compresi i bagli e il sostegno dell’albero di mezzana, e la timoneria è stata riportata al suo assetto originale. L’impianto elettrico, compreso il quadro, è stato riprogettato completamente così come quello idraulico con la sostituzione precauzionale di tutte le valvole e le prese e scarichi a mare. Il Dideci è ora nel suo ambiente naturale, dolcemente cullato nelle acque calme di Cadimare, riportato al suo antico splendore.